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giovedì 4 agosto 2011

Fede e cultura: Maria Teresa Romitelli, pittura ad un passo dall'infinito.

In via dei Duchi, a Spoleto, con Maria Teresa Romitelli che ci guida tra le
sue opere recenti nel suo locale espositivo, è come trovarsi, con gioia, in
uno spazio ad un passo dall’infinito.


Appena entrati, sulla destra, tre opere che sanno di terre e di sabbie, con
forme appena accennate, come se, spolverate dal vento, affiorassero dal
tempo agli occhi felici dell'artista e di chi la segue.





Forme che evocano testimonianze antiche di virtù smarrite, che potrebbero
anche dissolversi e svanire nell’oblio di un nulla, ma che invece emergono
e prendono spessore.

E' il divenire di un felice e sapiente connubio di cose nuove e cose antiche
che l'artista sa sposare tra loro.

Seguono poi, spiragli che lasciano intravedere, attraverso gli spessori,
questa volta più marcati del tempo, opere antiche di un rinascimento unico
e prezioso.




Allora, nel fulgore di ori e rossi, si scorge il Bambino nella sua Natività
con l'angelo in alto, segno, volutamente visibile, di congiunzione tra cielo
e terra, testimone e voce di relazione con Dio e di lode a Lui, poi anche di
annuncio e dazione di Pace agli uomini che si fanno da Lui amare
attraverso Gesù.

A questo punto, nell'opera che segue, lo spiraglio verticale della precedente
è sostituito da un poderoso monolite di oro che si innalza immerso in uno
sfondo di azzurri tenui, in una tensione lacerante e faticosa che quasi lascia
senza fiato, come di chi cerca di giungere in cima, come di uno scalatore
in parete.

Poi la pacificante opera successiva, dove spiccano il segno orizzontale, e
la signoria dei colori primari, origine di ogni altro: l'immancabile giallo
dell'oro, il rosso e l'azzurro, si può percepire allora lo Shalom, il saluto di
ogni giorno, in cui, possiamo dirlo, risiede sicura la speranza cristiana
dell'artista.


Seguono poi, in un angolo, giochi di lastre di ferro, grigie, volutamente
lasciate in terra per un inverno intero nel giardino di casa, scalfite, corrose
dalle intemperie, con i segni di fili d'erba che, paradossalmente, vi hanno
lasciato la loro armoniosa impronta. Lastre poi usate per mirabili incisioni
inchiostrate, oppure lasciate ancora giocare con l'oro, come se, calamitate
con tutto il loro vissuto e le loro ruggini, finissero poi per aderirvi
perfettamente in un inevitabile nuovo principio.

Ci si concentra quindi sulla composizione posta sul piano di una scrivania.

Qui è estremo il connubio tra cose nuove e cose antiche: croce dipinta ed
impreziosita di lacche variopinte, acconciata ad acquasantiera, opera
originale del fine ottocento francese, che si lascia intravedere da uno
spiraglio tra gli ori e gli azzurri densi di una superficie di modernissimo
metacrilato, azzurri ed ori ripetuti in due sottili obelischi poco in avanti,
ed ancora sul metacrilato che contiene un'altra croce preziosa di analoga
fattura, con cenni di rosso, appena notati sugli azzurri che prevalgono.



Croci, testimoni del dono prezioso che il Cristo ha fatto di sé, che però
fiorite, preannunciano già la Risurrezione. I due obelischi collaborano
in tutto questo, indispensabilmente.

Prima di uscire, comunque, conviene soffermarsi sulle quattro opere che
spalleggiano una maestosa inconfondibile Gloria del Signore fatta di rossi
sanguigni, legni ed ori sfolgoranti, conturbante e, ad un tempo,
rassicurante.






Di rimpetto alle prime incontrate entrando, queste quattro opere, pervase
da toni scuri, richiamano tuttavia le sottili linee chiare delle prime: di
nuovo spiragli, qui solo orizzontali, che invitano in un avanti, in un oltre,
di un bianco infinito ancora tutto da scoprire.

Lo spettatore così finisce per trovarsi nel mezzo, in uno spazio, tra il
riaffiorare di un passato amabile ed irresistibilmente attratto, dall' energia
centrale della Gloria del Signore, verso un futuro ancora incognito, ma già
fondato.

E' l'emozionante grande gioia di ognuno che, prima solo spettatore, ora
scopre invece di essere anch' egli parte indispensabile di un'opera in
divenire …come di chi? … Di Dio!